STORIA

Storia della Parrocchia:

La Chiesa, inizialmente dedicata a Santa Maria degli Angeli, fu fondata da Manfredi III di Chiaramonte fra il 1371 il 1383 e affidata ai monaci benedettini di San Martino delle Scale. Finita la potenza chiaramontana, essa passò sotto il controllo regio e decadde.

Dopo 107 anni di totale abbandono, l’arcivescovo Giovanni Paternò, per concessione regia, ottenne di occuparsi della Chiesa con l’obbligo di mantenervi i monaci e il restauro delle strutture. Egli arricchì il sito con un adeguato sistema di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua, e sfruttando una vicina sorgente, costruì alcune fontane, fece impiantare giardini e coltivazioni. Nel 1510, iniziò opere di restauro e abbellimento alla fine della quale, dedicò la Chiesa a San Giovanni Battista. In questa occasione, fece scolpire dal Gagini una statua del Santo, posta all’interno della Chiesa e che divenne il centro di attrazione dei palermitani che cominciarono ad andarvi in pellegrinaggio.

Nel 1596 la chiesa e il monastero vennero concessi ai Frati Minori di San Francesco che da allora vi risiedono.

Il prospetto rivolto ad occidente è preceduto da un portico merlato con tre luci: rispettivamente due monofore laterali con grate e una centrale destinata all’accesso. Il varco è delimitato da pilastri, è sormontato sull’ogiva dallo stemma con le armi dei Chiaramonte, sparsi per la facciata quello del Paternò, della Corona d’Aragona, della città d Palermo, e della famiglia Xiabicha. Nel vestibolo con volte a crociera sono documentati dagli affreschi che rappresentano due episodi storici: 1) Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio, 2) la Morte di Eliodoro e di Albero della famiglia francescana.

La parte superiore con spioventi a capanna presenta un arco con bifora inscritta, il tutto delimitato da cornice polilobata. Il portale d’ingresso è di Antonio Vanella del 1507 con dedica e stemma del Paternò. L’interno attuale è frutto di diversi rifacimenti. Nel 1753 a causa di un incendio, il tetto a capriate venne distrutto e sostituito da una volta a botte; l’arco trionfale del ‘300, fu ricoperto di stucchi e il presbiterio modificato.

Negli anni ’50 fi ripristinato lo stato originario della Chiesa con la riscoperta dell’arco trionfale e dell’abside chiaramontana; fu costruito un altare in marmo pregiato dietro il quale venne collocato un coro ligneo cinquecentesco proveniente dalla Chiesa della Gancia.

Nel 1986 altri lavori di ristrutturazione in chiave moderna hanno alterato la semplicità francescana della Chiesa.

La Calata di Baida:

Fin dal 1300, epoca in cui fu costruito il monastero di Santa Maria degli Angeli, l’immagine di san Giovanni Battista Baida era stata venerata perché ritenuta miracolosa. Il marchese di Villabianca racconta la tradizione di questi pellegrinaggi che vedevano grandi moltitudini di palermitani arrivare al Convento, sostarvi in preghiera e poi dopo mezzanotte, sulla via del ritorno, facevano festa con salti, balli e canti rumorosissimi ai quali si mescolavano anche riti pagani e superstizioni. Uno di questi riti riguardava donne nubili che portavano sulla testa “fardelli di telo e mezzine piene d’acqua; se il carico non cadeva avrebbero trovato marito, se l’avessero fatto rovesciare non si sarebbero mai sposate.

Questi pellegrinaggi avvenivano tutti i lunedì e per la loro caratteristica vennero definite la Calata di Baida. I monaci benedettini del Convento tollerarono questa situazione per lungo tempo, ma poiché queste usanze e gli schiamazzi turbavano la tranquillità e il raccoglimento del luogo, dopo circa 140 anni, abbandonarono il Convento che passò ai Frati Minori.

Ma i pellegrinaggi continuarono e la Calata si ripeteva il lunedì di Pasqua, nelle vigilie del Corpus Domini, dell’Ascensione, della Pentecoste e di san Giovanni Battista.

L’usanza scomparve quando nel 1866, in epoca napoleonica, vennero soppresse le corporazioni religiose e quindi Chiesa e Convento vennero abbandonate, anche se era rimasta solo l’usanza, da parte di alcuni abitanti del quartiere della Kalsa, di salire a Baida per trascorrere il Lunedì di Pasqua.

Ancora oggi, il 24 giugno, la Chiesa è visitata da pellegrini provenienti da tutta la città a testimonianza che la devozione a San Giovanni Battista perdura nel tempo.

Le Catacombe:

Sotto la Chiesa alla base della casa diocesana con accesso a destra della scala che porta in Chiesa, si accede ai locali delle Catacombe. Dall’ingresso, una scala conduce ad una prima sala dove si trova a destra una porta che fa accedere ad un locale rettangolare molto affascinante, da cui le pareti sono movimentate da esedre e in fondo si trova un altare. Era la stanza dove i defunti venivano appesi e mummificati; sino a qualche anno fa, in questa stanza venivano ancora conservate ossa umane. Il soffitto di questa stanza corrisponde alla zona dove si trova l’organo dietro l’altare.

A sinistra della prima stanza, un tunnel porta a un grande salone che prende aria e luce dalle finestre che danno nel sagrato della Chiesa. Tutto intorno alle pareti del salone vi erano dei loculi che poi sono stati coperti. Questo luogo ha sempre affascinato gli abitanti del posto.

Intorno agli anni ’70 un gruppetto di giovani appassionati individuò il luogo di accesso ad un camminamento che dalle catacombe portava fino all’Istituto Zootecnico. Così fu realizzato un piccolo Museo Naturalistico con materiale proveniente da scavi effettuati nei dintorni di Baida o da donazioni private. Il professore Saro Abbate (uno dei fondatori del museo) racconta che esso ebbe tra i visitatori illustri personaggi come lo scrittore Leonardo Sciascia, lo storico Rosario La Duca, il professore Gaetano Falzone e lo scultore Nino Geraci. Negli anni ‘80 – ’90 le catacombe sono state usate come luogo di aggregazione giovanile: si faceva palestra, catechismo, recitazione e laboratori artistici; sono nati amori a rispetto del luogo; poi sono state adibite anche a mostra permanente dei presepi. Ormai da molti anni, il luogo è caduto in disuso … peccato perché è un posto veramente interessante. Ci si auspica di trovare sostenitori che possano, con amore e generosità, portare avanti il progetto di restauro del suddetto sito.

La Statua della Beata Vergine Maria Assunta:

La statua in cera si trova in un’urna a destra nel corridoio che dalla Chiesa porta alla cereria. Essa fu un dono dei Borboni alla Chiesa di Baida nei primi dell’Ottocento, con la clausola che ogni anno per la festa della Beata Vergine Maria, Assunta in cielo, scendesse a Boccadifalco per una quindicina di giorni. Questa usanza si mantenne per diversi anni (sembra che l’ultima festa risale al 1996). Infatti, la settimana di Ferragosto la Madonnina veniva trasferita a Boccadifalco con processioni e festeggiamenti vari. A causa di litigi tra le varie parrocchie (entrambe le comunità parrocchiali rivendicavano la proprietà della statua) i trasferimenti cessarono. Il parroco di Boccadifalco si fece costruire un’altra statua e la Madonnina finalmente ebbe pace e rimase a Baida dove ancora oggi viene custodita devotamente.